L’installazione di un impianto di videosorveglianza all’interno o all’esterno di un’abitazione privata o di un condominio è sempre più frequente, soprattutto nelle grandi città. D’altra parte, non c’è sistema di difesa migliore contro i malintenzionati per difendere le proprie case. Questo punto non può e non deve essere trascurato.
Quando si subisce un furto o un’invasione del proprio spazio domestico, le emozioni provate non sono piacevoli. Il problema non è costituito solo dai danni materiali, ma anche dalla spiacevole sensazione di aver subito una violazione importante della propria intimità. Nel caso in cui avvenga un’intrusione indesiderata o un’aggressione, le immagini in video sono molto utili per ricostruire che cosa è accaduto e per realizzare un’identikit dei colpevoli.
Tuttavia, c’è una normativa che regola l’installazione delle telecamere di videosorveglianza che è bene conoscere e mettere in pratica. L’alternativa è di violare la privacy e di incorrere in sanzioni. Le norme sono diverse se pariamo di area condominiale o di area privata.
Le norme europee e italiane
La normativa europea che regola il trattamento dei dati personali e della privacy è nota con la sigla GDPR (General Data Protection Regulation) ed è entrata in vigore dal 25 maggio 2018. In Italia, dal 2010, vige anche il Provvedimento del Garante della Privacy che dà indicazioni sull’inquadratura della telecamere e sul cartello dell’informativa da applicare nell’area interessata.
Per quanto concerne l’inquadratura, il provvedimento stabilisce che l’area interessata deve riguardare solo le porzioni di proprietà. Inoltre, la presenza delle telecamere va segnalata con un apposito cartello. Esso deve essere presente prima di entrare all’interno della zona inquadrata. Non si tratta di pura formalità, ma di un’informativa ai passanti di modo che siano consapevoli di essere vicini a un’area videosorvegliata. Proseguendo oltre il cartello, si dà un implicito consenso a farsi riprendere.
Il cartello deve essere sempre visibile, anche in assenza di luce, altrimenti si è ugualmente perseguibili. Inoltre, questo cartello deve essere compilato con il nome del titolare e del responsabile del trattamento delle immagini.
La videosorveglianza in condominio
Le procedure per installare delle telecamere di sorveglianza in condominio sono più articolate rispetto a quelle per l’abitazione privata.
Quando si parla di videosorveglianza condominiale, s’intende il controllo delle aree comuni (corridoi, portone di ingresso, pianerottolo, androne, garage, giardino, area parcheggio) per salvaguardare il benessere di tutti. Il tutto deve avvenire sempre bel rispetto della privacy di ciascuno.
Oltre al Provvedimento del Garante della Privacy del 2010, in questi casi si fa riferimento anche alla Legge n. 220 dell’11 dicembre 2012 sulla Riforma del Condominio (entrata poi in vigore il 18 giugno 2013). In questa norma si parla delle procedure necessarie per installare un sistema di videosorveglianza e dei compiti dell’amministratore di condominio.
La decisione dell’assemblea di condominio
A dare l’assenso all’installazione di un sistema di videosorveglianza devono essere i condomini riuniti in una regolare assemblea. Il numero dei voti a favore deve essere pari ad almeno la metà degli intervenuti più uno e deve corrispondere alla metà del valore dell’edificio.
Nel caso in cui si raggiungesse un accordo, le videocamere non devono inquadrare né gli ingressi delle singole abitazioni, né luoghi e strade circostanti; solo le aree comuni.
L’assemblea di condominio sarà essa stessa titolare del trattamento delle immagini riprese dalle telecamere e dovrà anche decidere il responsabile del trattamento delle stesse. Quest’ultimo si occuperà di riceverle, visionarle e cancellarle nei tempi previsti dal Garante della Privacy. Nella maggior parte dei casi, questo ruolo potrebbe essere ricoperto dall’amministratore di condominio oppure da un professionista esterno.
Il ruolo dell’amministratore delegato
Una volta ottenuto il “via libera” dall’assemblea, sarà l’amministratore o l’amministratrice di condominio a occuparsi dell’installazione del sistema di sicurezza. È suo compito contattare le agenzie del settore, richiedere preventivi e valutarli per poi sottoporli nuovamente all’approvazione dell’assemblea. Il suo dovere è anche quello di far rispettare la normativa della videosorveglianza. Sarà lui a preoccuparsi dell’affissione del cartello “Area videosorvegliata” da sistemare in più punti dell’edificio.
Dato che saranno presenti più segnali, la normativa prevede la possibilità in ambito condominiale di installare un solo cartello contenente l’informativa completa, mentre gli altri possono avere informazioni minime (nome del titolare del trattamento delle immagini e la finalità dell’installazione delle telecamere – che è sempre “per motivi di sicurezza e tutela del patrimonio comune”).
Come e quando accedere alle immagini registrate
La legge prevede delle precise restrizioni su come e quando visionare le immagini registrate nelle aree condominiali.
Innanzitutto, queste immagini non possono essere usate per altri fini che non siano quelle della sicurezza di chi vive all’interno del condominio. Poi, nessuno può visionare ciò che è stato registrato a eccezione del responsabile del trattamento delle immagini, ma solo in caso di illecito regolarmente denunciato. Se si sono verificati dei danneggiamenti alle parti comuni o violenze personali, su richiesta delle autorità competenti il responsabile può andare a guardare le immagini registrate che vengono conservate in memoria per un periodo compreso tra le 24 e le 48 ore.
La normativa sulla videosorveglianza privata
Per installare delle videocamere in aree di abitazione privata non occorre certo l’approvazione dell’assemblea. Solo il/la proprietario/a di casa può decidere in proposito. Tuttavia, le telecamere devono inquadrare solo la sua proprietà, non le parti comuni. Proprio come la videosorveglianza condominiale non può interessare la proprietà privata, vale anche il contrario.
Vengono considerati “spazio privato” (oltre agli interni della casa, ovviamente) la porta di casa, la porzione di pianerottolo prossima all’uscio e il proprio posto auto.
Il singolo condomino che installa delle telecamere che inquadrano la sua abitazione non deve segnalarne la presenza con un cartello, ma deve fare molta attenzione a non inquadrare le parti comuni, altrimenti si assisterebbe a una violazione della privacy e potrebbero essere applicate le rispettive sanzioni.
Bonus sicurezza 2021
La Legge di Bilancio 2021 ha prorogato anche per quest’anno il Bonus sicurezza. Esso permette di installare sistemi di allarme antifurto e videosorveglianza all’interno di lavori di ristrutturazione, detraendo il 50% dal tetto massimo di spesa.
Il tutto, ovviamente, deve essere portato avanti rispettando la normativa sulla videosorveglianza. Se hai dubbi in merito, cerca sempre rivolgerti a persone competenti e professionali. Rischi di incorrere in sanzioni penali, se le cose non sono fatte a dovere.
